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CUPRINS

Un nou nceput..................................5

STUDII I ARTICOLE

Antonio BUONOMO, La diffusione del cristianesimo nelle campagne sarde...........7

The spread of Christianity in Sardinia Sergio BETTERELLI, Larte della difesa nella Thathari medievale....................15

Thathari defense system during the Middle Ages Alina TROTU, Strategiile matrimoniale promovate n societatea aristocratic medieval..................................................................................27

Matrimonial strategies in European medieval society Elvis ISTUDORESCU, Aspecte privind tortura n procedura de judecat

medieval..........................................................................................37 Issues regarding torture in the Middle Ages

Larisa CIOCOIU, Atribuiile instituiei domniei n voievodatul Moldovei...........43 Powers of the institutions in Moldavia

Iulian Marius CHIOPU, Structura social i juridic a rii Fgraului (sec. XIV-XV).............................................................51

Social and judicial structure of Fgra Country (14th-15th century)

Iulia Icuka LAKATOS, Castelul Bethlen din Cri..................................................59 Bethlen Castle from Cri Ioan Cosmin IGNAT, Biserici fortificate de pe valea Hrtibaciului..........69

Fortified churches from Hartibaci Valley

FILE DE JURNAL

Mihaela OANCEA, Experien pe meleaguri strine.......................................81 Jnos ANDRS, Ortie - Dealul Pemilor X2 n presa transilvnean....83

NOTE BIBLIOGRAFICE, RECENZII

Horea POP, Ion BEJINARIU, Sanda BCUE-CRIAN, Dan BCUE-CRIAN, Daniel SANA, Zsolt CSK, imleul Silvaniei. Monografie arheologic, I. Istoricul cercetrilor Ioan Marian IPLIC - .....87 Bogdan TATARU-CAZABAN (coordonator), Pluralitatea metafizicii medievale Istorie i structuri Adrian STOIA.....88 Paul BRUSANOWSKI, Pagini din istoria bisericeasc a Sibiului medieval Adrian STOIA - ......92

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UN NOU NCEPUT Cercul de Medievistic Radu Popa (CMRP) din cadrul

Departamentului de Istorie, Patrimoniu i Teologie Protestant din Sibiu a luat fiin n anul 2001, cnd din vechiul Cerc de Arheologie s-au creat dou entiti complementare: cercul menionat deja i Cercul de Arheologie i Istorie Veche Vladimir Dumitrescu.

nceputurile unei asociaii profesionale studeneti sibiene coboar pn n anul 1992, cnd au fost puse bazele Cercului de Arheologie, ce a publicat 5 Buletine informative (1993-1998), pentru ca ncepnd din 2001, cele dou entiti create s publice separat Buletinul Cercului de Medievistic Radu Popa (4 numere - 2001-2005) i Buletinul Cercului de Arheologie i Istorie Veche Vladimir Dumitrescu (4 numere 2001-2005).

De ce Radu Popa la Sibiu? Rspunsurile sunt multiple i pot fi date pe mai multe coordonate, dar ne vom opri asupra a dou pe care le considerm definitorii: cele tiinifice i cele sentimentale.

n prezent Departamentul de Istorie, Patrimoniu i Teologie Protestant are n rndul su o serie de titulari i asociai, ce constituie un nucleu puternic cu interese n cercetarea arheologiei i istoriei perioadei migraiilor i evului mediu (dr. Zeno Karl PINTER, dr. Ioan ALBU, dr. Ioan Marian IPLIC, dr. Aurel DRAGOT, dr. Maria Emilia IPLIC), nucleu ce grupeaz n jurul su o serie de studeni, masteranzi, doctoranzi sau absolveni cu preocupri similare.

Coordonata sentimental este dat de faptul c unul dintre fotii ucenici ai Profesorului Radu POPA este unul dintre fondatorii primului Cerc de Arheologie la Sibiu i pentru cinstirea memoriei Profesorului, colectivul cercului studenesc a votat adoptarea acestui nume important n istoriografia dedicat evului mediu romnesc.

Cu acest numr inaugurm noua serie a Buletinului, ce i-a gsit deja un loc al su - fiind cuprins n cadrul prestigioasei lucrri Bibliografia Istoric a Romniei (vol. X-XI) - serie nou pus sub patronajul unui colegiu tiinific extrem de onorant.

Secretariatul de redacie

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STUDII I ARTICOLE

LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO NELLE CAMPAGNE SARDE

Antonio BUONOMO

Sassari, Italia Keywords: Sardinia, Christianity, ecclesiastical organization, church policy.

The spread of Christianity in Sardinia Abstract Like in other areas of the Roman Empire, in Sardinia, the Christian religion penetrated first island from the coast, locations and ports that were active thriving commercial traffic, and permeable to the external influences. Christianity was known in the countryside in a later period, where was organized a work of evangelization after the Peace of the Church. Anyway we still not have reliable data, except some unstable and problematic evidence provided by archaeological research, which identify the existence of Christian communities in rural areas before the early 4th century AD.

Prime tracce della cristianizzazione delle campagne in Sardegna.

Come accadde nelle altre aree dellImpero romano, anche in Sardegna la religione cristiana dovette penetrare dapprima nelle citt costiere dellIsola, sedi dei porti in cui erano attivi fiorenti traffici commerciali, permabili dunque agli influssi esterni, verosimilmente, come notato anche recentemente da Raimondo Turtas, i primi evangelizzatori appartenevano a classi socialmente non elevate, piccoli commercianti direttamente impegnati nel traffico delle proprie merci, unitamente a schiavi, artigiani e soldati, provenienti soprattutto da Roma e dal Nord Africa, ma anche dalle regioni orientali, in particolare dalle coste della Siria. Il cristianesimo fu invece conosciuto nelle campagne sarde in un periodo ben pi tardo; una opera organizzata di evangelizzazione infatti da collocarsi sicuramente in un periodo che in alcuni territori dista alcuni secoli dalla Pace della Chiesa, e comunque non si hanno dati certi, fatta eccezione per alcuni labili e problematici elementi forniti dalla ricerca archeologica, che consentano di individuare lesistenza in ambito rurale di comunit cristiane prima degli inizi del IV secolo d.C. Tra questi degna di interesse, ma bisognosa di ulteriori verifiche, una lucerna ritrovata in unarea di necropoli presso Simala, in provincia di Oristano, che mostra sul disco unancora cruciforme, alla quale sono appesi due pesci; tale decorazione stata recentemente riferita ad una simbologia cristiana , e la sua datazione, che oscilla tra la seconda met del III e gli inizi del IV secolo, consente di supporre che in un piccolo insediamento rurale al quale si riferisce larea funeraria fossero presenti isolati elementi che gi avevano conosciuto la nuova religione. I pochi dati a nostra disposizione ci

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portano comunque a ipotizzare che gli abitanti delle campagne fossero prevalentemente dediti a forme di culto pagane. Ancora in et tardoantica nelle aree rurali della Sardegna si attestano da un lato formidabile persistenze di forme religiose encoriche, mentre dallaltro si registrano fenomeni culturali di ad strato sia punico che romano, combinati sincretisticamente con la religiosit indigena, di matrice nuragica. Tra questi culti indigeni si conosce lesistenza di alcune divinit, ma pi in generale, come accennato pocanzi, essi perpetuavano tradizioni religiose antichissime ancora ferme ad un livello aniconico che precedeva lantropomorfizzazione delle divinit; tali fenomeni di religiosit pagana si esprimevano in particolare nei culti delle acque, a cui erano funzionali i numerosi santuari, localizzati soprattutto presso pozzi sacri e fontane, diffusi sin dallet del Bronzo. Come si vedr, tali forme di culto ancestrali sopravvivranno almeno fino allet bizantina e oltre.

Lorganizzazione ecclesiastica : Le Diocesi.

Le poche fonti letterarie e alcuni contesti archeologici ci consentono di definire, con sufficiente attendibilit, il quadro evolutivo delle sedi diocesane della Sardegna paleocristiana e di dare ad alcune di queste anche un inquadramento topografico e territoriale.

Solamente la diocesi di Carales attestata in un periodo che segue immediatamente la pace della Chiesa, quando il suo vescovo Quintasio presenzia al concilio tenutosi ad Arelate (Arles) nel 315. Le sedi vescovili salirono almeno al numero di cinque entro il volgere del V secolo: oltre a quello di Carales, i presuli di Sulci, Forum Traiani; Senafer (Corpus) e Turris Libisonis figurano nellelenco degli ecclesiastici presenti al Concilio di Cartagine del 484, uniti ai vescovi delle Isole Baleari. Le diocesi della Sardegna dovettero ancora aumentare con tutta probabilit agli inizi del VI secolo, in piena et vandalica, momento in cui alle sedi episcopali gi citate si aggiunsero Fausiana (Olbia) e Sinis (Tharros).

Non mio compito in questa sede affrontare i problemi relativi al rapporto tra i complessi vescovili e le citt nelle quali si insediarono; opportuno piuttosto porre qualche accenno ai territori di pertinenza delle singole diocesi, ossia alle aree che dovevano essere direttamente controllate dallautorit vescovile, nel tentativo di ricostruire tali territori, al fine anche di comprendere meglio la progressione della cristianizzazione, e le difficolt che tale processo dovette incontrare in alcune regioni distanti dalle sedi episcopali.

I territori delle diocesi.

Occorre precisare innanzitutto che le fonti non indicano esplicitamente lestensione delle aree rurali e dei centri minori che facevano riferimento a ciascuna autorit episcopale; tuttavia la ricostruzione di questi territori pu essere proposta in via ipotetica utilizzando altri dati offerti da fonti compilate in et pi tarde. In particolare possono utilizzarsi le fonti che fanno riferimento alle circoscrizioni ecclesiastiche, spesso direttamente collegate a quelle amministrative, in cui si divideva la Sardegna del pieno medioevo,

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circoscrizioni che sembrano riflettere direttamente, in diversi casi, una precedente organizzazione territoriale.

E stato osservato che fino ad oggi si conservata sostanzialmente integra lestensione territoriale della diocesi paleocristiana di Sulci, pervenuta sino a noi con la traslazione della sede episcopale, avvenuta nel medioevo, da Sulci al vicino centro di Tratalias, e finalmente a Iglesias, attuale sede del vescovo. Studi recenti dimostrano che la sede vescovile di Sulci rimase vacante forse gi a partire dai primi decenni dellVIII secolo fino al momento in cui, presumibilmente sotto Alessandro II (1061-1073), fu ricostituita quale sede suffraganea dellArcivescovo di Cagliari; sotto lo stesso presule cagliaritano ricadde probabilmente la giurisdizione territoriale dellantica diocesi sulcitana durante in periodo di vacanza.Il territorium di tale diocesi doveva comunque corrispondeva a quello del municipium di Sulci, non limitato esclusivamente allInsula Plumbaria, lodierna Isola di SantAntioco, ma anche nel settore sudoccidentale dalla Sardegna. Loriginaria area di pertinenza della diocesi di Carales, confinante ad Occidente con la diocesi di Sulci e a Nord con le sedi vescovili che si affacciavano nel golfo di Oristano, mentre ad est doveva estendersi fino al mar Tirreno, comprendeva con tutta probabilit i territoria dei centri di Carales, esteso fino allattuale centro di Sanluri e di Nora. Consideranto inoltre che a partire dallXI secolo nota la diocesi di Dolia, situata a Nord-Nordest di Cagliari, si pu ragionevolmente ipotizzare che in et paleocristiana il territorio diocesano di questa nuova sede appartenesse alla circoscrizione cagliaritana, dalla quale dunque fu enucleata la diocesi doliense.

Bench non si possiedano dati puntuali sullo status giuridico delle citt dellentroterra del golfo di Oristano, fatta eccezione per Uselis, che viene ricordata come colonia da una testimonianza epigrafica, e forse per Tharros e Corpus, per le quali la raggiunta dignit di colonia stata anche di recente riproposta, occorre ricordare che tale territorio ebbe, fin dallet preromana, la maggiore concentrazione urbana della Sardegna. Considerando sia le citt, sia i centri minori non caratterizzati dal rango urbano che dovevano ricadere nel territorio di ciascuna civitas, nel territorio dellOristanesi si conoscono Corpus, nel cui territorium si trovava Gurulis Nova (presso lattuale centro di Cuglieri), Tharros con il Korakodes Portus e Annuagras, Othoca; Forum Traiani con Ad Medias; Uselis, Neapolis con le Acquae Neapolitanae.

Le prime diocesi documentate nella Sardegna centro-occidentale sono quelle di Forum Traiani e di Senafer. A queste si aggiunse, probabilmente gi al principio del VI secolo, la diocesi di Sinis (Tharros), la cui nascita forse da porre in relazione alla presenza dei vescovi africani esiliati in Sardegna dai Vandali ariani. Secondo il Testini la diocesi di Forum Traiani dovette comprendere non solo le aree interne prossime alla citt, ma anche il territorio di Tharros; tuttavia, poich il corso del fiume Tirso sembra essere stato gi ab antiquo un confine naturale, come indicato dalle fonti, pi probabile che la diocesi di Senafer fosse estesa fino a Tharros e al golfo di Oristano, come proposto dal Boscolo.

Una volta costituita la diocesi di Sinis, venne enucleato dalla vasta diocesi di Senafer il territorio tharrense, che comprendeva verosimilmente il

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Campidano Maggiore e il Campidano di Milis, ed era delimitato a Nord dal Rio Pischinappiu, che divideva gli agri di Tharros e di Corpus cos come oggi divide le diocesi di Oristano e di Bosa. I territori di pertinenza del vescovo di Corpus possono ricostruirsi sulla base di quelli dellodierna diocesi di Bosa e corrispondevano ai territoria delle citt di Corpus e dello stesso antico centro di Bosa.

Forum Traiani dovette avere originariamente il suo limite diocesano nella riva sinistra del Tirso, comprendendo probabilmente i territori di Forum Traiani, Uselis, Othoca, e Neapolis; tale ipotesi pu essere formulata postulando un possibile trasferimento, avvenuto nel corso dellalto medioevo, della sede diocesana forotraianense a Santa Giusta, il centro medievale erede dellantica citt di Othoca. La nuova sede di Santa Giusta si trovava cos ad essere baricentrica rispetto ai centri sopra indicati.

La diocesi di Turris Libisonis doveva estendersi in un vasto settore della Sardegna nordoccidentale, comprendente non solo il territorio della diocesi medievale di Turris, ma anche quelle curatorie aggregate a formare i territori diocesani di Sorres, Bisarcio, Castra e Ampurias.

Lultima sede diocesana paleocristiana, potrebbe corrispondere alla medievale circoscrizione ecclesiastica civitatense, ristretta al settore nordorientale della Sardegna corrispondente allentroterra di Olbia.

Valutando complessivamente i territori che entro il VII secolo ricadevano sotto la giurisdizione di un vescovo, si coglie che questi riguardano esclusivamente regioni costiere, fatta eccezione per alcune aree interne prossime a Forum Traiani; comunque anche in questo caso la diocesi si estendeva, considerando la posizione del centro, verso le regioni pianeggianti del Campidano settentrionale piuttosto che negli impervi territori delle Barbagie, sebbene questi fossero assai prossimi a Forum Traiani. Resterebbero dunque escluse dalla geografia ecclesiastica le Barbarie, quei territori che fino ad un periodo abbastanza tardo, come si vedr, erano abitati da popolazioni che dovevano costituire una sorta di principato autonomo. La stessa cura posta da Gregorio Magno nel Provvedere direttamente allevangelizzazione dei Barbaricini con linvio del vescovo Felice e del monaco Ciriaco, entrambi chiamati dalla Penisola, starebbe a significare la scarsa attenzione rivolta dallepiscopato sardo alla questione, probabilmente proprio perch quel territorio non era organizzato strutturalmente come invece lo erano le altre circoscrizioni ecclesiastiche sarde.

La politica della chiesa di fronte alle persistenze del paganesimo.

Occorre precisare che, nellammettere per let paleocristiana la mancanza di una struttura gerarchica della Chiesa nei territori interni dellIsola, non si vuole affermare che il questi il cristianesimo fosse del tutto sconosciuto, e non esistessero affatto comunit cristiane; recenti indagini archeologiche tendono a dimostrare, anche si si attendono ulteriori conferme, che anche in tali aree esistevano luoghi di culto ai quali facevano riferimento piccoli comunit cristiane. A conferma per della tardiva organizzazione ecclesiastica delle

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Barbagie, si nota come un episcopus de Barbaria compaia solamente nel secolo XI.

I barbaricini, e con essi presumibilmente anche altri gruppi che popolavano alcuni territori distanti dai centri abitati, proseguivano dunque ad adorare le divinit del pagus, ovvero, se gi erano entrati in contatto con il cristianesimo, perseguivano una religiosit sincretistica che si esprimeva nella continuazione di riti pagani. E ancora lepistolario di Gregorio Magno a confermare tale situazione; il pontefice esprime nelle sue lettere una grande preoccupazione per la persistenza di sacche di paganesimo, che riguardavano non solo genti ancora pagane, ma ancora dediti a riti precristiani. A parte i Barbaricini, quindi tutta la sardegna rurale ad essere coinvolta nelle secolari pratiche religiose tradizionali.

Nel 594 il pontefice redarguiva aspramente il vescovo di Cagliari Gianuario, a causa della diffusione del paganesimo nelle campagne; Gregorio minacciava nella lettera di ricorrere a sanzioni nei confronti dei vescovi che avessero avuto anche un solo contadino pagano nella propria diocesi.

E ancora Gianuario ad essere invitato a provvedere allordinazione di sacerdoti destinati alla diocesi di Fausiana, in virt del suo ruolo di primate di Sardegna, in quanto la sede fausaniense era priva da lungo tempo del proprio pastore: la necessit di nuovi sacerdoti evidentemente collegata ai bisogni di evangelizzazione, presso popolazioni pagane che ancora non conoscevano la dottrina evangelica. Il problema del paganesimo rimaneva comunque irrisolto, e nel 599 Gregorio Magno scrive ancora a Gianuario, scagliandosi contra idolorum nacque cultores vel aruspicum atque sortilogorum.

Le tradizioni religiose pagane dovevano comunque essere diffuse soprattutto presso gli strati pi umili della popolazione rurale, ma tali pratiche potevano contare anche sulla interessata connivenza, degli iudices, i rappresentanti imperiali del potere civile e militare; il papa nel 595 si rivolge direttamente allimperatrire Costantina, moglie di Maurizio Tiberio, denunciando la gravit del problema.

Per il quadro tratteggiato da papa Gregorio Magno nella prima et bizantina pu trovarsi conferma nella documentazione archeologica, che da una parte fornisce unenorme quantit di dati sulla continuit di frequentazione in fase tardoantica e gi altomedievale dei luoghi di culto pagani sparsi nelle campagne, mentre dallaltra testimonia, attraverso elementi di diverso tipo, i numerosi tentativi di riconversione cristiana, perfettamente inseribili nella politica portata avanti dalla Chiesa, che trova la sua pi evidente espressione proprio in Gregorio. Se i suoi continui inviti tendono da una parte a sensibilizzare ecclesiastici e laici sul problema del paganesimo diffuso nelle campagne, dallaltra sembra che linvito sia quello di convertire i culti pagani e gli edifici in cui questi venivano praticati, limitando lopera solo alla distruzione dei simulacri venerati, qualora vi fossero e a conservare invece i templi dedicati alle divinit del pagus, da riconvertire al culto cristiano attraverso cerimonie di purificazione ed esaugurazione; queste disposizioni sono ad esempio palesi in unaltra lettera di Gregorio, indirizzata ad un vescovo degli Angli, Melito, invitato a trasformare con riti di benedizione, con la

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consacrazione di altari, con la deposizione di reliquie martoriali, i culti e i riti che si praticavano nei templi pagani; i sacrifici cruenti dovevano infine essere sostituiti dalla celebrazione degli anniversari dei martiri. Nonostante i riferimenti a queste pratiche rituali e esaugurazione non siano espliciti nelle lettere gregoriane che interessano la Sardegna, sono i contesti archeologici che dimostrano come nellIsola si dovettero verificare condizioni analoghe. Come nei territori degli Angli, anche in Sardegna edifici di culto e luoghi sacri pagani non furono dunque distrutti e nemmeno abbandonati; nuovi elementi strutturali (piccole cappelle o altro), aggiunti a quelli preesistenti, continuarono a richiamare le masse rurali attorno agli sessi luoghi sacri un tempo dedicati agli antichi idoli e alle divinit diffuse nel pagus. Oltre al riferimento alle regioni meridionali della Britannia, cui si pocanzi accennato, a cui pu aggiungersi la Gallia, dove croci e oratori furono costruiti presso luoghi di culto pagani, in particolare fonti sacre sparse per le campagne, il fenomeno mostra una stretta analogia anche con quanto si verific in altri territori pi vicini alla Sardegna, dove nelle aree rurali potevano ancora cogliersi, nei secoli dellalto medioevo, fenomeni sincretistici tra religiosit pagana e cristiana; tra questi alcune aree dellItalia settentrionale, solo per proporre alcuni esempi, i territori della Cispadana, e quelli corrispondenti allattuale Lombardia.

Si gi accennato come in Sardegna tali fenomeni di continuit si individuano soprattutto presso le fonti sacre e i templi a pozzo, le pi significative espressioni della religiosit nuragica, ma tali fenomeni sono evidenti in monumenti di altro tipo, quali lipogeo di San Salvatore di Cabras (Oristano), un complesso sotterraneo formato da cinque camere; negli ambienti ipogei, forse originariamente utilizzati come cisterne, si attesta in et tardoromana un culto delle acque.

A tal proposito si adattano anche allIsola le considerazioni generali pi volte fatte in riferimento ai culti delle acque; significative ad esempio le parole di Giancarlo Susini; partendo dal presupposto che lacqua un elemento fondamentale per qualunque manifestazione antropica, e riferendosi in particolare ad una sorta di identit che nellantichit esisteva tra i culti delle acque e i culti salutari, laddove esistevano particolari virt terapeutiche riconosciute ad una scaturigine dacqua. Susini osservava che tali manifestazioni religiose non sono legate, altro che in misura irrilevante, ad assetti politici, a momenti ideologici, a periodi storici insomma; sono fenomeni diacronici, che costituiscono spesso le linee assiali della religiosit, fenomeni polivalenti sul piano sociale, tanto che spesso sinquadrano, come ogni altra manifestazione religiosa, tra gli strumenti del consenso politico, e allo stesso tempo costituiscono la testimonianza del povero. Tali considerazioni, formulate principalmente per let romana che ben si adattano a periodi precedenti possono essere estese ad et pi tarda; con il cristianesimo non si perdono le valenze salvifiche e salutari attribuite fino ad allora allacqua, ma anzi queste acquistano nuovi significati, fino a raggiungere un ruolo esclusivo in ambito liturgico. Rimandando ad altri contributi in cui le caratteristiche assunte dal fenomeno della continuit di culti pagani nella sardegna paleocristiano sono state affrontate con maggior dettaglio . In alcuni casi gi la vicinanza tra il

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luogo di culto pagano e quello cristiano costituisce un eloquente indizio, come pu osservarsi in numerosi esempi. Talvolta in queste aree il nuovo edificio cristiano si imposta sul preesistente luogo di culto, oppure proprio il riutilizzo di strutture preesistenti a rivelare la continuit culturale, o ancora la presenza di materiali o altri segni ne dimostrano la frequentazione in et cristiana; pi semplicemente una continuit sembra suggerita dagli stessi agiotoponimi.Esistono inoltre altri contesti che, sebbene non legati a culti delle acque, con ogni probabilit non dovettero rimanere estranei al fenomeno di riconversione che caratterizz la politica religiosa di questi secoli; tra questi si ricorda il significativo caso di Linna Pertunta, presso santAndrea Frius (Cagliari), dove nello scorso secolo venne indagata una favissa che restitu, unitamente a manufatti di et protostorica, materiali tardoantichi e altomedievali, segno evidente dellimmutata sacralit del sito durante un ampio arco cronologico; insieme a Linna Pertunta recenti scavi presso il Nuraghe di Cuccurada a Logoro (Oristano)hanno rivelato lesistenza di un deposito forse legato ad un santuario di divinit ignota, in uso fino ad et cristiana, come dimostrano lucerne con il chrismon databili al IV-V secolo d.C., rinvenute nella medesima unit stratigrafica che ha restituito lucerne ebraiche in cui raffigurata la menorah.

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LARTE DELLA DIFESA NELLA THATHARI MEDIEVALE

Sergio BETTERELLI Sassari, Italia

Keywords: Sassari fortification, towers, characteristic elements of construction, city plans.

Thathari defense system during the Middle Ages Abstract In the 12th century the city of Sassari was open. Only from the following century it was surrounded with walls. These walls were built not to protect the city from the barbarian invasions, but to defend it by the various contending, such as the feudal lords of Logudoro. According to some witnesses thirty-six towers were built. Now we can only admire the S. Antonio Gate and what remains of the Round Tower (now enclosed in a collection of old houses).

Fino al XII secolo la citt di Sassari era aperta e solo a partire dal secolo successivo si pens di cingerla con delle mura. Tali mura vennero innalzate non tanto per proteggere la citt dalle incursioni barbariche, quanto per difenderla dai vari potenti che se la contendevano, non ultimi i giudici di Torres e, pi tardi, i feudatari del Logudoro. Iniziate nel secolo XIII dai Pisani, a cura dei consoli del comune, furono continuate dai Genovesi nel XIV secolo e trasformate sotto gli Aragonesi e gli Spagnoli. In seguito vennero intercalate da torri quadrate: Torre Doria, Artachia, Torre della Munizione, ecc. Faceva eccezione, per la forma cilindrica, Durandola (o Turondola, detta attualmente Torre Tonda) costruita prima del passaggio della citt agli Aragonesi.

Fig. 1. Porta SantAntonio

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Secondo alcune testimonianze vennero innalzate trentasei di queste torri, ma ora possiamo solamente ammirare quella di Porta S. Antonio, una appena pi alta in Corso della Trinit e ci che rimane della Torre Tonda (oggi racchiusa tra un insieme di vecchie case e l'edificio del monopolio di Stato nell'omonima via).Il perimetro della recinzione muraria era di forma pentagonale, aveva uno sviluppo di circa 3 km ed era diviso da 4 porte; solo nel 1600 venne aperta un'altra porta, tra l'Arcivescovado e l'Universit, e venne chiamata "Nuova".

Fig. 2. Fortificazione muro

PORTE DELLA CITTA Porta SantAntonio: lantica "Sanctu Flasiu" cio San Biagio, qui si trova

una delle torri oggi sopravvissute, ancora in buone condizioni. L'antico nome di questa porta deriva dalla chiesetta ubicata vicino alla stazione ferroviaria e demolita nel 1926. Il nome attuale le viene invece dalla vicina chiesa di SantAntonio.

Porta Rosello: continuando per Corso Trinit si arriva al punto dove nei tempi andati era ubicata la "Porta Gurusele", poi "Porta Rosello", di cui oggi rimane soltanto il cardine sul quale la porta poggiava.

Porta Castello: negli Statuti del 1259 chiamata "Porta Capu de villa" ed era quella aperta verso mezzogiorno. Dopo la costruzione del castello aragonese, nel 1327, prese il nome di "Porta di Castello". Questa porta fu la prima a essere demolita. Oggi dove un tempo era sorto il Castello si trova la caserma militare Lamarmora.

Porta Utzeri: era la porta che guardava a ovest. Di essa oggi non rimasto niente.

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Porta Nuova: fu aperta nel 1614 per comodit dei gesuiti che volevano uscire all'aperto senza fare un lungo giro. Anche questa porta stata completamente demolita.

I sassaresi si sentivano soffocare dentro la cinta delle muraglie

costretti a vivere come in una prigione. La situazione cambi soltanto nel luglio del 1840, quando il Municipio chiese il permesso di lasciar aperte le cinque porte della citt per le esigenze della popolazione, in particolare per i campagnoli e per i viaggiatori. Da allora in poi, a poco a poco, venne distrutta tutta la cinta muraria.

Caratteristiche costruttive originarie della cinta muraria di Sassari del Duecento

Due documenti ci hanno consentito pi di ogni altro, durante i lavori di risanamento e restauro progettati e diretti dal 1985 in poi dall'architetto Giulio Biddau, di ricostruire il disegno originario delle mura e delle torri della cinta muraria medioevale di e di decifrare le trasformazioni che esse subirono nei secoli: gli Statuti sassaresi, codice legislativo della Repubblica di Sassari nel Duecento, e le fotografie del viaggiatore francese Delessert che nel secolo scorso ritrasse alcune parti delle fortificazioni sassaresi ancora in piedi, poco prima della loro pressoch totale demolizione.

Fig. 3. Le ultime cortine del corso S. Trinit riprese dal Delessert nel secolo scorso

Individuare poi in 26,2 cm il valore del "palmo sassarese" l'unit di misura applicata per la costruzione dell'opera ha consentito di risolvere agevolmente dei veri e propri enigmi costruttivi, perch i circa duecento metri di cortina e le sei torri superstiti mostravano prima del restauro, sopratutto nel paramento murario degli spalti, una sovrapposizione di modifiche, rifacimenti parziali e integrazioni che celavano la trama del disegno originario dell'opera.

lunghezza 20 canne da 10 palmi m 52,40 spessore 8 palmi m 2,10

altezza del muro 26 palmi m 6,76 altezza del parapetto 4 palmi m 1,05

altezza dei merli 4 palmi m 1,05 altezza complessiva 34 palmi m 8,86

lunghezza 20 canne da 10 palmi m 52,40

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Negli ultimi decenni del Duecento gli Statuti ordinavano che ogni podest del Comune di Sassari nell'anno del suo mandato facesse costruire un badu de muru, cio un tratto di cortina muraria avente le seguenti dimensioni:

Fig. 4. Torre di difesa

Fig. 5. Le dimensioni delle cortine

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Il tutto doveva essere eseguito con pietra (che per Sassari il tufo) da ricavarsi dallo scavo del fossato, calce e sabbia (due parti di sabbia e una di calce).

Da Vittorio Angius e dai nostri rilievi eseguiti sulle strutture aggiungiamo che il parapetto e i merli avevano uno spessore di due palmi e rispettavano in prospetto un modulo di quattro palmi. Erano queste le dimensioni originarie delle cortine e negli Statuti non troviamo alcun cenno alla costruzione delle torri perch esse, come vedremo pi avanti, erano gi state innalzate.

I due paramenti murari delle cortine sono realizzati con corsi regolari di pietra grossa, appena sbozzata, livellati con pietra minuta e murati con malta di calce e sabbia; a distanze regolari, sono legati tra loro con grosse pietre trasversali; il vano formatosi tra i due muri riempito con pietrame vario e con un impasto di sabbia, calce e acqua pigiato con bastoni per eliminare i vuoti; una tecnica costruttiva che produce una muratura piuttosto compatta e resistente agli urti e consente altres di eliminare gli sprechi del materiale. Sul muro vero e proprio, largo 8 palmi (210 cm) poggia l'antipettus (parapetto), un muro dello spessore di 2 palmi (52 cm) e alto 4 palmi (105 cm) realizzato con pietrame selezionato per durezza e dimensioni, sul quale si elevano i merguleris (i merli) delle dimensioni di 4 palmi x 4 x 2 di spessore (105 x105 x52 cm). Il cammino di ronda risulta, perci, largo 6 palmi (157 cm) e consentiva agevolmente il passaggio di due persone armate.

Fig. 6. Sezione di una cortina presso la torre T1

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Fig. 7. Due delle rare feritoie originar ie delle cortine

Nella grande variet di feritoie presenti nelle mura di Sassari le uniche

riferibili all'impianto originario sono quelle realizzate in pietra grossa, appena sbozzata, come il paramento murario e contestualmente a questo.In origine, met dei merli avevano, alternativamente, una di queste saettiere, costituite da una stretta fessura verticale esterna mimetizzata nel paramento, con una strombatura verso l'interno che consentiva un campo visivo di circa 30 gradi; ognuna di esse era affiancata da un'altra saettiera simile ricavata in basso, nel parapetto, sotto lo spazio intermerlare. Alcune delle cortine superstiti mostrano ancora oggi la presenza di un tenacissimo intonaco che protegge il paramento murario.

Al contrario delle cortine, la cui costruzione non richiedeva un particolare grado di specializzazione alle maestranze addette ai lavori, le torri di Sassari mostrano un'esecuzione talmente accurata da potersi paragonare a quella delle pi significative espressioni architettoniche dell'epoca in Sardegna. La composizione muraria mostra un alto grado di precisione, con cantoni perfettamente squadrati, levigati e posti in opera con un sottilissimo velo di malta; tra i due paramenti un riempimento anch'esso realizzato con cura completa l'opera. L'abilit dei mastri de murare del Duecento ovviava cos alla scarsa durezza del tufo locale, che non era certo l'ideale per lo scopo a cui fu destinato.

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Fig. 8. Particolare dei "denti" di aggancio delle due murature

Ai due lati delle torri, una serie di "denti", di cantoni sporgenti dal paramento esterno, consentiva l'ancoraggio della muratura delle cortine in costruzione alla struttura delle torri gi elevate in precedenza.

La tipologia pi frequente delle torri di Sassari a pianta rettangolare, col paramento esterno e quello interno in cantoni.

Questo tipo di torre costituito da: - un basamento pieno, atto a sopportare le sollecitazioni ossidionali; - un piano terra chiuso, destinato a deposito, a cui si accedeva dall'alto; - un secondo livello coperto da volta a botte in muratura, con quattro

postazioni da tiro; da esso si accedeva al piano inferiore e a quello superiore;

- un terzo livello con volta a botte, con altre quattro postazioni e due porte laterali di accesso agli spalti;

- una terrazza protetta per tre lati da parapetto e merli, con altre feritoie, a cui si accedeva tramite una botola dal piano inferiore.

Anche le torri, come le cortine, rispettano rigorosamente un preciso disegno modulare impostato sul palmo sassarese, pur con alcune varianti tra una torre e l'altra derivate dal protrarsi del periodo di costruzione e dai continui progressi dell'architettura fortificata in quell'epoca.

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Fig. 9. Sezione longitudinale Torre T2

Fig. 10. Il terzo livello della torre, prima del restauro, invasa dalle agavi

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Fig. 11. Pianta del terzo livello della torre T2, con 4 feritoie e 2 porte

Fig. 12. L'impostazione modulare della pianta di una torre

La pianta tipo caratterizzata da un prospetto largo 24 palmi, ripartito in tre parti uguali dalle due feritoie frontali all'esterno, e in tre parti da 4 + 8 + 4 palmi all'interno, e il vano chiuso per tre lati da muri dello spessore di 4 palmi, in una tipologia impostata senza il paramento interno in cantoni e le volte, o quanto meno sulla possibilit di eseguirli o meno, a richiesta del committente.

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Fig. 13. Arciera del secondo livello della torre T2

Fig. 14. Pianta, prospetti e sezione della feritoia

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Fig. 15. Due arciere del secondo livello, modificate per l'uso delle armi da fuoco

Fig. 16. Pianta, prospetti e sezione di un'arciera modificata

Le torri della cinta di Sassari mostrano due tipi di feritoie originarie: quelle del terzo livello, di cui rimangono vari esemplari perfettamente conservati, mostrano una fessura verticale esterna larga 3-4 cm e alta 57 cm, fiancheggiata da due cantoni in pietra dura, che si allarga verso l'interno fino a divenire un quadrato di 75 cm di lato, rialzato di pari misura dal pavimento; le altre, al primo livello, sono realizzate alla quota del pavimento e all'esterno sono

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uguali alle precedenti, ma all'interno si allargano fino a diventare una nicchia voltata larga 125 cm e alta 165 cm. Il foro superiore che mostrano fu aggiunto successivamente per adattarle all'uso delle armi da fuoco.

Mancano esempi di feritoie originarie del coronamento, perch le uniche presenti in una delle torri superstiti risultano eseguite con scarsa perizia e riteniamo che non appartengano all'impianto originario.

Fig. 17. L'antica Porta de Sanctu Flasiu in una foto del Delessert

Fig. 18. Il robusto cardine che rimane della scomparsa Porta de Gurusele Le porte civiche in origine erano quattro: quella di Capu de villa (poi ridenominata porta Castello, dopo la costruzione di quest'ultimo) e quelle di Sanctu Flasiu (San Biagio), di Gurusele (di Rosello) e di Utheri ed erano ricavate direttamente nella massa muraria, perch l'unica torre che proteggeva una porta, quella di San Biagio mostra elementi costruttivi riferibili al Trecento inoltrato e riteniamo perci che fu aggiunta in un secondo tempo per proteggere la porta.

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STRATEGIILE MATRIMONIALE PROMOVATE N SOCIETATEA ARISTOCRATIC MEDIEVAL

Alina Trotu

Sibiu, Romnia Keywords: social women position, marriage, fortune, society rules.

Matrimonial strategies in European medieval society Abstract In the early Middle Ages, the goods were given to the husband or wife's family as a "compensation" for their loss, suffered by giving one of their daughters. Marriage has meant a transfer of money and property. Perhaps many women in Knights families of the 11th and 12th century, and beyond, to those of the bourgeoisie in the 14th century and 15th century, married with "inferior" men. They had a lower rank or fortune than his wife family.

Docilitatea soiei n cadrul cuplului nu este nici total, nici exhaustiv, nici fr imperfeciuni nici fr compensaii. Constrngerea marital nu este singura explicaie a bunului mers disciplinat al cstoriilor dup cum, la urma urmei, nici violena statal nu va fi unicul factor, prin care se va putea explica funcionarea netulburat a vreunei societi. ntruct e vorba de relaii sociale i familiale, sociologii au struit asupra importanei codului onoarei ca regulator al grupurilor umane. Pitt-Rivers, a subliniat rolul fundamental jucat de vergenza, care combin ruinea, pudoarea, grija pentru reputaie i onoarea feminin. Mnunchiul acesta de sentimente a protejat virtutea femeilor, socotit de ctre soi la fel de preioas ca lumina ochilor cci, femeile, spune Pitt-Rivers, nu au dect o cantitate limitat de vergenza, iar dac o pierd, nu o mai redobndesc1. Cantitatea de vergenza deinut de o femeie nu poate dect s scad, ea nu crete niciodat, este o valoare externalizat, nu internalizat, ea se motenete de la naintai, la urmai; este asociat sexului feminin. n mediul aristocratic vergenza era foarte dezvoltat. El contribuia la ocrotirea, att de anevoioas a fidelitii conjugale i nu numai. Era vorba de o onoare externalizat, conceput mai curnd n funcie de judecata altuia, pornit de la so, de la familie, sau din societate, dect innd seama de verdictul contiinei personale. O ntreag familie suferea de pe urma purtrii necuviincioase a uneia din femeile sale.2

S-ar putea crede c mritiul marcheaz momentul n care tnra fat ncepe, n sfrit, o via personal. Nimic din toate acestea. Nu ia dect prea puin parte la acest act decisiv care-i va hotr toat viaa. La nivelul aristocraiei, cstoria era o afacere care nu-i privea dect pe prini. Era o asociaie de saci cu bani, cntrii cu atenie, o tocmeal n care o zestre mare

1 Emmanuel Le Roy, Montaillou , sat Occitan de la 1294 pn la 1324, Bucureti, 1992, p. 406-407. 2 Ibidem , p. 408.

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echilibreaz adeseori un titlu de noblee.3 Fata nu trebuia s asculte de nclinarea inimii ei, ea nu era chemat s-i spun dorinele. n schimb, ea va cunoate tirania unui so care-i va predica supunerea i, dac are ocazia, i va lua el nsui cele mai mari liberti: Du ct de la barbe est la toute-puissance.4

Aadar, cstoriile se fac prin recomandri, adic prin mijlocirea rudelor n special tatl crora le vine foarte bine de a juca un rol mai mare sau mai mic ntr-o afacere de asemenea natur. Spus afacere pentru c negreit cstoria este, n evul mediu o afacere i nu era mijloc s te mpotriveti acestei consecine sociale, trebuia s o primeti. n general, zestrea femeii i averea soului sunt cele dinti motive de apropiere ntre dou creaturi care trebuie s aib un suflet i o inim a cror via s fie att de intim nct interesul unuia s fie i al celuilalt, bucuria sau ntristarea unuia s gseasc un ecou n sufletul celuilalt.5

Cnd, la sfritul convulsiilor evului mediu timpuriu ,,feudalitatea se organizeaz, condiia femeii apare ca fiind destul de incert. Caracteristic pentru dreptul feudal este faptul c se nregistreaz confuzii ntre dreptul de suveranitate i cel de proprietate, ntre drepturile publice i cele private. Astfel se explic faptul c femeia se gsete cnd njosit, cnd nlat de acest regim. Mai nti, ea i vede negate toate drepturile private, deoarece nu are nici o capacitate politic.6 ntr-adevr, pn n secolul al XI-lea, ordinea este ntemeiat numai pe for, iar proprietatea pe puterea armelor. Un fief, este acel pmntul dobndit n urma serviciului militar, iar femeia nu ar putea deine domenii feudale, cci este incapabil s le apere. Situaia ei se schimb cnd fiefurile devin ereditare i patrimoniale. S-a putut constata c se pstrau n dreptul germanic cteva urme ale dreptului matern: n absena motenitorilor masculini, fiica putea fi motenitoare. De aici provine acceptarea n feudalism, ctre secolul al XI-lea, a succesiunii feminine alturi de cea masculin. Totui, vasalilor li se cere mai departe efectuarea serviciului militar, iar soarta femeii nu se amelioreaz prin faptul c devine motenitoare. Ea are nevoie de un tutore masculin, iar soul este acela care joac acest rol. El este acela care primete nvestitura, conduce fieful, are uzufructul bunurilor. Femeia este instrumentul prin intermediul cruia se transmite domeniul i nu deintoarea lui. Domeniul nu mai este un bun al familiei, el este proprietatea suzeranului, iar femeia aparine, de asemenea suzeranului. Ea este, aadar, sclava domeniului feudal i stpna acestui domeniu, dincolo de protecia unui so impus.7

O motenitoare nseamn nite pmnturi i un castel. Pretendenii i disput prada, iar tnra fat nu are de multe ori dect doisprezece ani sau chiar mai puin cnd tatl sau seniorul o fac cadou vreunul baron. Motenitoarele reprezentau partide foarte tentante, iar statutul lor le permitea adesea s i aleag soi din clasele inferioare sau din rndul fiilor mai mici din cele

3 Georges Mongredien, Viaa de toate zilele n vremea lui Ludovic al XVI-lea, Bucureti, 1972, p. 71. 4 Toat puterea e de partea brbii. 5 Marie de Saverny, Femeia n cas i n societate, Craiova, 1883, p. 4. 6 Coordonator: Georges Duby, Femmes . Mariages Lignages XII-XIV sicles, Paris, p. 128-129. 7 Simone de Beauvoir, Al doilea sex , vol. I , 1998 , p. 123.

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superioare i s i aduc n propria cas, spre deosebire de cstoriile obinuite, n care soia se mut n casa soului.8

Femeia dat n cstorie se gsete dintr-o dat supus unei duble micri: o micare de translaie, ce o aduce la soul su, la care se adaug o deplasare vertical n sus, adic spre o familie situat mai sus pe scara social, sau n jos. S-a dovedit c strategiile matrimoniale cele mai curente n clasa cavalereasc din secolele al XI-lea i al XII-lea sau cele ale aristocrailor sau burgheziilor urbane din secolele al XIV-lea i al XV-lea i determin pe prini s aleag drept nurori fete de origine mai aleas dect a lor. Astfel, o mare parte din femei, poate chiar majoritatea lor, sunt declasate prin cstorie. Ele sunt date unor soi inferiori prin snge sau rang, dar crora va trebui s le dea ascultare.9 Trecerea unei femei dintr-un neam n altul determin nu numai transferul ei fizic, ci i pe cel al bogiilor. Onoarea familiilor intervine n ambele pri. Pentru a fi recunoscut social, cstoria cere indiferent de mediu, epoc sau de sistemul juridic n vigoare, ca bunuri orict de nensemnate s fie date de un grup celuilalt grup, atunci cnd se pregtete apoi se realizeaz cedarea femeii.10

n evul mediu timpuriu, bunurile erau date de so sau de familia lui familiei soiei, ca despgubire pentru pierderea suferit de aceast familie prin cedarea uneia dintre fiice. Iat trei dintre aceste acte, ce demonstreaz donaia soului, redactate n 975-976, n mprejurimile abaiei Cluny: Preadulci i iubitei mele sponsa, eu, Dominique, eu sponsus tu, acum cnd, prin voina lui Dumnezeu i prin sfatul prinilor ti i ai mei, te-am luat de soie (sponsavi) i, cu voia lui Dumnezeu, vreau sa intru cu tine n unire legitim, din dragoste, i druiesc drept zestre.... Din dragostea i bunvoina pe care le am ctre tine i pentru bunele servicii pe care mi le-ai fcut i n alte privine m-ai fgduit, din aceast pricin i druiesc. Din dragoste fa de Dumnezeu, de prinii i de prietenii mei, te-am luat de soie potrivit legii Gombette [se face aici referire la legea civil, veche, lege roman odinioar, adaptat de burgunzi], din partea mea, din tot cea am, ntreaga jumtate i-o dau ie, sponsa mea, i te nzestrez (doto) naintea zilei de nunt, i dup aceast zi vei face cu aceast dot tot ce vei voi11. Aceste documente arat faptul c soia nu intr n posesiune dect dup noaptea n care soul ei a posedat-o. Dar, de atunci, ea este pe deplin stpn pe partea ei, egal cu cea pe care o pstreaz soul. Totui, intenia profund a acestor schimburi de prestri i contra-prestri const n altceva. Ele tind s lege foarte trainic cele dou familii angajate n jocul de daruri i contra-daruri care, semnific prietenia lor, n timp ce le specific poziiile sociale respective.12

ncepnd din secolul al XII-lea, dota adus de soie crete i treptat, capt o pondere mai mare fa de dota marital sau cadourile i aporturile

8 Jack Goody, Familia european, Iai, 2003, p. 109. 9 Christiane KlapischZuber, Femeile i familia, n Omul medieval, coordonator Jacques Le Goff, Iai, 1999, p. 266. 10 XXX, Les problems de la famille et le fminisme, Paris, 1930, p. 46. 11 Georges Duby, Cavalerul, femeia i preotul, Bucureti, 1997, p. 98-99. 12 Georges Duby, Femme. Mariages Lignages XII-XIV sicles, Paris, p. 15-19.

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soului: printre acestea din urm, unele sunt chiar suprimate n mod autoritar, cum ar fi tertia genovez de origine franc, abolit n 1143. Mai ales n rile unde sunt renviate principiile dreptului roman, dota sfrete prin a constitui prestaia central a schimburilor, n jurul creia se elaboreaz ntregul drept al raporturilor patrimoniale ntre soi, la sfritul evului mediu. Fr a mai nltura vreodat orice urm a vechilor aporturi ale soului, ea deine ntietatea.13

Evoluia este ncheiat n secolele al XIVlea i al XV-lea, cnd, n sudul Franei, n Italia i n Spania femeia cstorit se definete prin zestrea dat de familie. Soia pierde, dreptul de a dispune pe deplin de bunurile aduse de ea sau de cele care i sunt date de so, pe cnd nainte se putea bucura de ele, deseori, n timpul vieii conjugale. Ct triete, soul le administreaz de acum ncolo i dispune de veniturile lor. La moartea lui, vduva nu mai are dect uzufructul i nu le mai poate transmite pe toate prin testament oricui dorete.14

Elementul esenial al cstoriei consta n obligaia familiei soiei de ai prezenta soului o zestre. Soia rmnea proprietatea dotei pn la moarte, ceea ce nsemna c dota fcea parte din motenire familiei, soului fiindu-i garantat n schimb uzufructul unui echivalent n bani sau al unei proprieti, cu drept de administrare. Dac soul murea naintea soiei sau cstoria se ncheia cu un divor, soia redobndea ntregul control asupra dotei, dac ns murea ea mai nti i nu avea copii, zestrea i revenea familiei sale; dac existau copii, acetia o moteneau, chiar dac soul continua s administreze dota pn la moarte. Contractul matrimonial prevederea ca i soul s ofere soiei un dar substanial Contribuia pretins soului se numea la origine donatio propter nuptias i n epoca iustinian, avea o valoare egal cu dota; apoi cu trecerea timpului valoarea se va diminua. Cu ncepere din secolul al IX-lea, acest dar va fi numit hypobolon . Dac soul se stingea naintea soiei i nu aveau copii, soia primea hypobolon-ul n ntregime; dac aveau copii l mprea cu ei. ncepnd cu secolul al X-lea, este atestat un dar matrimonial suplimentar din partea brbatului thertron. El se afla sub controlul total al soiei, rmnnd proprietatea sa exclusiv dac soul murea.15

Importana zestrei n secolul al XII-lea. Structurile de rudenie par s se transforme atunci, destul de vizibil, n acel mediu, prin lenta vulgarizare a unui model regal, adic de acelai neam, privilegind n succesiune masculinitatea i primul nscut. Aceast micare ce nu este de altfel dect un aspect al alunecrii generale prin care se disociaz i puin cte puin se pulverizeaz puterea regal de a comanda, prin care se mpart virtuile, ndatoririle i atributele regalitii, determin la cstorie, n interiorul celulelor familiale, mai multe schimbri de atitudine care nu sunt fr consecine. Pentru c patrimoniul ia din ce n ce mai mult nfiarea unei seniorii, pentru c el suport din ce n ce mai puin s fie mprit i s treac sub o stpnire feminin, se manifest tendina de a exclude fetele cstorite de la partajul succesoral, dndu-li-se dote. Aceasta determin clanul s cstoreasc, dac i este cu putin, toate fetele sale. Astfel, se

13 Christiane Klapisch- Zuber, op.cit., p. 267. 14 XXX, Histoire mondiale de la femme, Paris, 1966-1965, p. 13. 15 AliceMary Talbot, Femeia n Omul bizantin, coordonator: Guglielmo Cavallo, Iai, 2000, p. 144.

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consolideaz nc o dat structura societilor nobile, unde, n general, soia provine dintr-un neam mai bogat i mai renumit dect cel al soului ceea ce are urmri asupra comportamentului i mentalitilor.16

Cu alte cuvinte, cstoria a nsemnat un transfer de bani i de proprieti. O mare parte, poate majoritatea femeilor din familiile cavalerilor din secolele al XI-lea i al XII-lea, i mai departe, pn la cele aparinnd burgheziei din secolele al XIV-lea i al XV-lea, au ncheiat cstorii inferioare, cu brbai avnd ranguri sau averi mai mici dect cele ale familiei din care provenea soia.17

La nceputul evului mediu, transferurile de bunuri ntre familii era nc o regul: darul nupial al soului respectiv al familiei sale ctre mireas i ctre familia ei n schimbul zestrei fetei. Din secolul al XII-lea i pn n secolul al XV-lea darul nupial a disprut treptat, fenomen ce a nsemnat o diminuare a valorii femeilor sau, altfel spus, o expropriere. Zestrea a devenit elementul cel mai important al schimbului, a cunoscut o inflaie care a durat secole (pe ct de frecvente, pe att de zadarnice au fost ncercrile de a o stopa), iar pentru tai cstoria fiicelor a devenit foarte costisitoare. Chiar Dante Aligheri a deplns bunele vremuri trecute cnd creterea fiicei nc nu-l nspimnta pe tat. Aproape pretutindeni femeile i-au pierdut dreptul de a dispune de zestrea lor, care fusese conceput iniial ca o compensaie pentru motenirea patern i i-au pstrat eventual ca vduve dreptul la uzufruct.18

Acesta pare s fie sensul evoluiei. Asocierea n parte egal a celor doi soi se transform pe nesimite ntr-o mic monarhie, unde brbatul este domn i stpn. Micarea ce determin relaiile familiale s se restrng la cadrul succesiunii ereditare afirm preeminena brbatului, el cere dreptul de a proteja patrimoniul de frmiare, de a limita numrul celor care pot moteni o parte din el. Pentru a reduce acest numr la jumtate, ajunge ca femeile casei s fie excluse de la succesiune. n felul acesta a disprut puterea femeiasc asupra bunurilor ereditare. Aceast restrngere progresiv se constat n temeiul mai multor indicii.19

Se vede nti micorarea prii acordat soiei prin actul de sponsalicium. Aceast parte este jumtate la sfritul secolului al X-lea i nceputul secolului al XI-lea. ns, n documentele redactate n 1005-1008, soul nu mai abandoneaz dect o treime din pmnt. Consecine mai grave sunt clauzele care restrng dreptul femeilor de a dispune cum vor de partea lor. Asemenea clauze apar n 1004, 1005, 1006, n urma crora cesiunea nu mai era viager, iar la moartea soiei, bunul dotal va reveni motenitorilor perechii. n acest moment al evoluiei, dreptul soiei este nc efectiv. Dac i supravieuieti soului, dispune pn la moarte de bunurile care i-au fost date cu prilejul cstoriei. Pe msur ce raporturile de rudenie se fceau mai strnse n interiorul structurilor ereditare masculine i n contiine, grupul familial cpta, mereu mai limpede aspectul unei succesiuni ereditare de brbai. Soul administra patrimoniul pe 16 Georges Duby, Evul mediu masculin, Bucureti , 1992, p. 22-23. 17 Gisela Bock, Femeia n istoria Europei, Iai, 2002, p. 27. 18 Ibidem, p. 28. 19 Georges Duby, Cavalerul, femeia i preotul, Bucureti , 1997, p. 101.

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care i l-a dat soiei sale precum i ce poate s-i mai revin acesteia din averea ei printeasc. i cere, desigur consimmntul ns el este cel care vorbete, care acioneaz. n 1005, un cavaler d toate posesiunile pe care tatl soiei sale le avea n cutare loc i pe care el le deinea din partea soiei sale. La cellalt capt al veacului, o soie ofer unei mnstiri, dota pe care o primise, prin mna soului ei.20

Aceast nstpnire progresiv a soului asupra ntregii averi a cuplului, proteja averea funciar motenit de la un strbun de o primejdie: reaua folosin pe care putea s o dea prii care i era cedat femeia aceasta de snge strin primit n cas. ns ntrirea puterii materiale strnea o alt primejdie. Cine ddea de soie, o sor, o fiic, o nepoat se putea, teme c brbatul strin care i ntindea de acum nainte puterea asupra acelei femei s nu ajung s pun mna pe bunurile familiei ereditare. ntemeiat pe aceste reguli cutumiare, s-a consolidat o strategie matrimonial, foarte simpl transferul de bani i proprieti prin intermediul femeii.21

Motivele unei asemenea deposedri a femeilor au fost complexe. Adesea invocat, feudalizarea raporturilor cu pmntul exclude femeile de la transmiterea bunurilor, a castelelor i a fiefurilor. n mediile urbane bazate pe comer i meteuguri, nchiderea corporatist a meseriilor rezerv activiti i responsabiliti unor actori masculini. nzestrarea permite s fie nlturate de la motenirea patrimoniului propriu-zis: ele renun n favoarea frailor i o dat cstorite, cedeaz controlul activ asupra bunurilor ce le sunt teoretic asociate. Cu numeroase variante de la o regiune la alta, de la un obicei la altul, sensul evoluiei este pretutindeni cam acelai: femeile sunt cu mult mai puin stpne asupra bogiilor, la sfritul evului mediu dect erau n epocile timpurii.22

Deteriorarea rolului lor economic i a capacitilor lor de a-i administra averea nu ntrzie s se traduc prin deprecierea valorii lor. Totui, cauz i n acelai timp efect al acestui climat ostil, refuzul de a permite femeilor s dispun liber de bunurile plasate sub numele lor, limitarea, chiar a bogiilor pe care le pot primi au contribuit la consacrarea locurilor comune defavorabile lor i la generalizarea atitudinilor convenionale nencreztoare i negative.

ntr-o societate stratificat pe clase sociale, familiile ncercau s pstreze statutul fiicelor, ca i pe cel al fiilor, prin urmare le mproprietreau. De obicei, fiicele primeau mai puin avere dect fraii lor, dar uneori putea fi i mai mult. Asemenea transferuri nsemnau c ele puteau ncerca s aranjeze un mariaj n cadrul aceluiai grup socio-economic i prin urmare s-i pstreze modul de via precum i reputaia familiei. De obicei, era de preferat ca uniunile s le fac n cadrul aceluiai grup social, dei Biserica cretin insista ca rudele apropiate s fie excluse din rndurile potenialilor parteneri.23

Mecanismele de reproducere ale clasei dominante sunt pe atunci, mai mult ca oricnd, dinastice. Superioritatea nobililor se bazeaz pe un capital de putere i de glorie. Ca i blazonul, ca i vitejia i curajul, acest capitol se 20 Georges Duby, op. cit., p. 102-103. 21 Ibidem, p. 104-105. 22 Christiane Klapisch-Zuber, op. cit., p. 268. 23 Jack Goody, op.cit., p.108.

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transmite din generaie n generaie. Important este ca el s nu se degradeze de-a lungul acestora. Pentru a evita aa ceva, ncepe o lent modificare a structurilor de rudenie, armtura aristocraiei construind-o descendena de sex brbtesc. Or, n structurile bazate pe aceast descenden un rol major l joac strategiile matrimoniale. De aceste strategii rspund efii dinastiei, crora, li se spune mai btrnii (seniores). Pentru a evita urmrile partajelor succesorale, care ar risca s duc la srcirea neamului, ei vor avea grij s-i mrite toate fetele. Cedate prin cstorie, unei alte familii, nzestrate n general cu bunuri mobiliare, ele renun la orice pretenii asupra noilor moii i drepturi din care familia lor de origine i trage ntreaga putere, patrimoniul, neatins, rmnnd frailor lor.24 Dar cpeteniile grupului au grij s nu nsoare dect un singur biat, pe cel mai mare. El va fi singurul motenitor i va avea de administrat averea indiviz. Obicei care, bineneles, va cunoate o dispariie treptat, lsnd loc altor strategii n politica matrimonial.

Motenirea era un mecanism important de realizare a cstoriilor n cadrul clasei. Un istoric scrie despre evul mediu trziu european (1150-1309) n urmtorii termeni: Majoritatea mireselor aduceau o zestre de la familia lor i primeau un dar de nunt de valoare mai mic i de la familia acestuia. Aceste dou pri reprezentau averea tinerei familii. ntr-o bun parte a Europei urbanizate, la sfritul evului mediu familiile se las atrase ntr-o adevrat spiral inflaionist a datelor, surs de noi critici masculine: Dante, printre cei dinti, deplnge faptul c au trecut frumoase vremuri de altdat, cnd mascndu-se fiica nu se temea nc de tat, cci vrsta i zestrea nu depeau nicicum msura25. Dac familiile se las purtate de aceast micare, a cror responsabilitate revine, n opinia lor, lcomiei i trufiei feminine, o fac pentru c zestrea i celelalte indemnizaii de cstorie le permit s-i afirme poziia social i s determine recunoaterea acestui statut de ctre colectivitate. Cu alte cuvinte, s-i sporeasc i s-i pstreze onoarea.

Pentru soii, pe care zestrea le nsoete la un so adesea fr sperana de compensaie marital, consecina acestei evoluii este aceea c, mritiul lor cost foarte scump. Investiia fr recuperare nu mbuntete atitudinea brbailor din familiile care au grij de viitorul lor. La fiecare cstorie, onoarea familiilor se pltete dar, se poate spune, c brbaii pornii n urmrirea onoarei respective le-au fcut pe femei s o plteasc amarnic.26 n ceea ce privete limitarea libertii de alegere a partenerului, fr ndoial c exist, dar aceast constrngere nu este doar o trstur a zestrei, ci a ntregului sistem socioeconomic al societilor, care stratific brbaii, ct i femeile. Se presupune c oamenii se vor cstori n interior mai degrab dect n exterior, n afar, c o s le plac mai degrab dect o s le displac, fie de bunvoie, fie dup voia familiei sau a rudelor.27 Aceasta nu nseamn c alegerea partenerului pe baza iubirii nu constituia la rndul ei un factor determinant. Oricare ar fi fost rolul

24 Georges Duby, Femeia, iubirea i cavalerul n Amor i sexualitate n Occident, coordonator Philippe Aris i colaboratorii si, 1994, p. 158. 25 Jack Goody, op.cit., p. 109-110. 26 Georges de la Fouchardire, Cherchez la femme, Paris, 1927, p. 66. 27 Jack Goody, op.cit., p. 117.

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iubirii, banii jucau nc un rol important n cstorii, mai ales n rndul aristocraiei.

Aceast combinaie ntre zestre i dot a fost raportat la constituirea unui ansamblu seniorial mai extins i n special la caracterizarea principal a lui, care a fost numit mod compensator i indivizibil de transmitere a pmntului. Dotele trebuiau s fie considerabile, pentru ca soii s-i poat menine felul de via corespunztor poziiei lor sociale i cerinelor luxului statornicit. Este adevrat c zestrea poate fi adesea considerat o compensaie acordat femeii pentru faptul c era exclus de la motenirea pmntului, dar motenirea indivizibil pe linia masculin, era doar o posibilitate, pe cnd zestrea care consta att n terenuri ct i n alte forme de proprietate exist n absena unui sistem seniorial.28

Pe cstorie se sprijin n ntregime ordinea social, pentru c mariajul este o instituie, un sistem juridic care leag, nstrineaz, oblig n scopul de a fi asigurat reproducerea societii n structurile sale i ndeosebi n stabilirea puterilor i a averilor.29 Fenomenul zestrei, constituia un aspect central al sistemului familial, legat de diferenele de clas, care erau relevante att pentru femei, ct i pentru brbai. Acest fenomen structureaz nu doar problema alegerii partenerului, ci i pe cea a poziiei n cadrul cstoriei. Firete c averea nu trebuie transpus automat n autoritate sau chiar putere, dar ea are o contribuie important la obinerea unor astfel de atribute.30

Cu o importan familial i politic, cstoria avea, de asemenea, nsemnate consecine patrimoniale. Toate aceste formau, de altfel, un ntreg. n aceast situaie, avnd o funcie social, patrimoniul era un element, un mijloc. Omul era inseparabil de bunurile sale, iar pentru a dispune de acestea din urm, trebuia s se dispun de cel dinti. Era nevoie de un brbat pentru a apra un castel puternic, pentru a face garnizoana s i se supun, pentru a menine pacea n cadrul senioriei, precum i pentru a ndruma cultivarea ogoarelor i a porunci servitorilor. n consecin, tatl i alegea succesorul n persoana soului acestei fiice. Cnd fata era orfan, se recunotea destul de timpuriu faptul c, chiar dac interesele legate de pmnt sunt mari i urgente, i cele ale motenitoarei trebuie s fie aprate. Nu exist dect o singur soluie s se ncredineze pmntul unui administrator, pentru a da copilului timp s creasc. Fata era ns cstorit de ndat ce ajungea la o vrst potrivit, adic atunci cnd mplinea 13 sau 14 ani. Dac ea nu accepta pe nici unul dintre pretendenii care i erau prezentai, nu-i rmnea dect s renune la drepturile sale, intrnd ntr-o mnstire. Aceasta era cea mai neleapt soluie i nimeni nu avea nimic de obiectat.31

Statutul nu se bazeaz doar pe puterea material i prestigiul neamului. Ea are o component sexual puternic i depinde totodat de comportamentul femeilor, vectori ai alianei matrimoniale. n timp ce se afirm principiul de succesiune pe linia masculin, este reluat discuia, motenit din antichitate, cu 28 Jack Goody, op.cit., p. 118-119. 29 Georges Duby, Evul mediu masculin, Bucureti, 1992, p. 47. 30 Jack Goody, Lvolution de la famille et du mariage en Europe, Paris, 1985, p. 30-31. 31 Genevive DHaucourt, Viaa n evul mediu, Bucureti, 2000.

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privire la caracterul, activ sau pasiv, al rolului femeii n procreaie. Pentru muli sngele patern trebuie s-i pstreze ntreaga puritate n femeia fecundat, care se limiteaz la a coace i la a modela copilul. Orice neam bun se teme c nu cumva vreun snge strin s ptrund fr voie n el. Se poate vedea ct de strns legat este soarta patrimoniilor de calitatea corpului feminin, de fecundaia doamnelor.32 Copiii unui brbat, nscui n afara cstoriei, gripeaz mecanismul delicat al motenirilor. Copiii adulterini ai unei soii, sunt cu att mai periculoi, cu ct mama lor i tinuiete mai bine greeala, sunt nscui, dintr-o nelciune i, atunci cnd supravieuiesc, se expun dublei reprobri de a se fi ivit din pcatul crnii i din trdarea mamei fa de familia ei prin alian. Fidelitatea sexual a femeilor este realmente n centrul dispozitivului familial, iar trupul lor impune o supraveghere fr fisuri pentru a evita cusururile frauduloase ce aduc prejudicii marelui trup al neamului.33

Doctrina cretin, din ce n ce mai elaborat, din ce n ce mai rspndit, prefigureaz marile sinteze din secolele urmtoare. Succesul ei nu poate fi ns neles dect n strns legtur cu evoluia economic, social i politic. n secolul al XI-lea, familii aristocratice i strng rndurile pentru a-i apra avuiile pe care puterea public nu mai era n stare s le protejeze. Acest lucru a fcut ca familiile s exercite un control riguros asupra cstoriei copiilor, pentru a nu se ajunge la dezmembrarea domeniilor, dar se pare c, pe la 1200, aceste limite impuse cstoriei nu mai rezist. Prosperitatea general a Occidentului i afirmarea marilor formaiuni politice garanteaz privilegiile nobilimii. Din acest moment, fiecare familie va depinde n mai mic msur de patrimoniul ei, a crui protejare devine mai puin constrngtoare. Membrii aristocraiei intr n cadrul pe care biserica l-a fixat pentru toi mirenii: disciplina cstoriei cretine.34

Cu toate acestea, factorii care conspir mpotriva independenei femeii sunt att de numeroi, nct niciodat nu sunt abolii in totalitate: dei slbiciunea fizic nu mai conteaz, subordonarea femeii rmne util societii n cazul n care femeia este cstorit. De aceea, puterea cstoriei supravieuiete. Se poate observa, astfel afirmarea unui paradox care dinuie pn astzi: femeia cea mai integrat n societate posed cele mai puine privilegii.35

La urma urmei, de ce se cstoreau oamenii? Pentru a avea cui s-i lase averea? Nicidecum: libertatea testatorului era aproape total, el putndu-i lsa bunurile motenite celui pe care-l alegea drept urma spiritual. Pentru a-i duce neamul mai departe? Adopia era un lucru obinuit i ngduia oricui s-i aleag un continuator. Pentru a face dragoste? Castitatea nu era o virtute brbteasc, iar slujnicele i sclavele eliberate formau un virtual harem. Nu rmn dect dou motive pentru care se cstoreau oamenii: ca s se mbogeasc cu zestrea soiei cstoria era socotit ca un mijloc absolut

32 Georges Duby, Doamnele din veacul al XII-lea , Bucureti, 2000, p. 209. 33 Christiane KlapischZuber, op. cit., p. 269. 34 Michel Sot, Cum s-a nscut cstoria cretin, n Amor i sexualitate n Occident, coordonator Phillipe Aris i colaboratorii si, Bucureti , 1994, p. 152. 35 Simone de Beauvoir, op.cit., p. 126.

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onorabil de a-i spori veniturile proprii i averea urmailor i mai ales pentru c aa era obiceiul: nu exist motiv mai ntemeiat i mai funcional dect acesta.

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ASPECTE PRIVIND TORTURA N PROCEDURA DE JUDECAT MEDIEVAL

Elvis ISTUDORESCU

Trgu Jiu, Romnia Keywords: proceedings, criminal procedure, lay judges, ecclesiastical judges, inquisitor, techniques of torture, unjust verdicts, instruments of torture, white magic.

Issues regarding torture in the Middle Ages Abstract Before the opinions of philanthropists held sway, torture was a necessary part of most trials. The witch hunt trials were no exception. The following punishments, tortures, and ordeals were meted out to many accused witches as part of secular or ecclesiastical court methods.

n perioada evului mediu sentina de judecat, placidum, se inea ntr-o

sal a castelului sau n faa porii castelului, ntr-o cldire parohial, sau sub cerul liber,36 n camerele de nterogatorii ale consiliului celor 10 din Veneia, n pivniele Bastiliei, n unul dintre sumbrele chilii ale turnului Londrei sau n slile de judecat ale inchiziiei spaniole37. Placitum se inea cu o anumit regularitate n prezena mulimii, precedat de o ceremonie religioas. Faptul c o mare mulime de persoane urmrea desfurarea procesului i asculta prile expunndu-i cauza asigura sentinei o mare publicitate.38

Termenele de chemare n judecat variau n funcie de poziia social a prtului. Dac era vorba de un nobil atunci judectorul trebuia s-l ntiineze cu 15 zile nainte printr-o persoan egal n rang cu cel chemat n judecat. Dac era vorba de oameni simpli, acetia puteau fi chemai la judecat printr-un soldat chiar n dimineaa zilei cnd avea loc procesul.39 Existau dou tipuri de proces penal: acuzatorial i inchizitorial. Procedura penal inchizitorial forma dreptul comun al Europei continentale.40

Procedura acuzatorie, practicat pe intreaga durat a evului mediu, consta n plasarea celor doi adversari fa n fa, acuzatul i acuzatorul ntr-un conflict oral i public mediat prin judector. De multe ori pentru a se dovedi de partea cruia este adevrul se recurgea la duelurile judiciare, ordalii sau judecata lui Dumnezeu. Principiul ordaliilor consta n faptul c Dumnezeu va interveni pentru a arta culpabilitatea unuia sau celuilalt din mpricinai.41

36 Ov. Drimba, Istoria culturii i civilizaiei, vol. V, Editura Saeculum-Vestala, Bucureti, 1998, p. 348. 37 A. Florea, Tortura n Occidentul medieval, n Magazin istoric, nr. 12, 1968, pp. 40-45. 38 Ov. Drimba, op cit, vol. VI, p. 353. 39 Gheorghe Boto, Istoria general a statului i dreptului, Editura Facultii de Drept, Cluj 1971, p. 185. 40 T. Pop, Drept procesural penal, Vol. I, Editura tipografia Naional S.A, Cluj, 1946, p. 70. 41 http://ledonjondehoudan.free.fr/v3/Exposition/Tortures/Tortures1.htm.

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Procedura inchizitorial, aplicat n dreptul roman se va gsi n procedura de judecat medieval sub dou aspecte. Pe de-o parte n cadrul tribunalelor laice i pe cealalt parte n cele ecleziastice n cadrul faimoasei Inchiziii sau Sfntul Oficiu, introdus de ctre papalitate. Procedura inchizitorie i face apariia n Europa ncepnd din secolul XII-lea odat cu descoperirea dreptului roman, i va funciona n paralel cu cea acuzatorie, fiind ns cea mai utilizat.

n dezvoltarea produrii se vor distinge trei categorii de procedee: - cercetarea pe baza plngerii prealabile a unei anumite persoane; - cercetarea din oficiu fr o plngere prealabil; - cercetarea pe baza audierii martorilor.

n cazul cercetrii pe baza audierii martorilor, acetia puteau fi convocai din iniiativa judectorilor. nvinuitului i se comunica lista martorilor, pentru ca s poat recuza motivat pe unii dintre ei. El nu asista la interogatoriului acestora. Interogatoriul era luat de un judector, care trecea declaraiile martorilor ntr-un protocol. Acest protocol era apoi predat nvinuitului care putea propune martori n aprarea sa.42

Jurisdicia mprea procesele de judecat ntre judectorii laici i cei ecleziastici dup calitatea persoanelor sau a delictelor. Tortura era aplicat ca procedeu de cercetare n procedura inchiziional. Tortura este de origine roman, dar ea nu s-a aplicat ceteanului roman, (fcnd mai trziu excepie cazurile de lesmajestate), ci sclavului i strinului. ncepnd de la sfritul secolul XII-lea, tortura s-a extins n mod contagios n toat Europa, aa c la sfritul secolului XIV, a devenit de uz general43. Era folosit pentru mrturisirea vinei celui inculpat, vin de cele mai multe ori fictiv sau inventat n chinurile torturii la indiciile judectorului. Dei tribunalele laice nu s-au dat napoi de la folosirea torturii pentru obinerea unei mrturisiri, tribunalul ecleziastic al Inchiziei a fcut mii de victime n toate rile Europei medievale n cadrul campaniei de combaterea ereticilor i de impunere a dreptei credine. Pe tot parcursul procesului, aa cum am remarcat mai sus, judectorii se foloseau de tortur pentru a face pe vinovai s-i recunoasc infraciunea comis.

Michel Faucault definete tortura: un joc judiciar strict, i ca atare ea se aseamn cu vechile probe care erau folosite n procedurile acuzatorii (ordalii, dueluri judiciare, judecile lui Dumnezeu). ntre judectorul care pune ntrebarea i suspectul torturat exist totui ceva ca un fel de competiie; pacientul este supus unei serii de probe, progresiv nsprite, pe care le trece rezistnd sau eueaz mrturisind44.

Eynerich care-i redactase Manualul la sfritul secolului XIV spunea: ...inchizitorul nu trebuie s recurg la tortur dect n lips de alte probe. i dac era nevoit s o fac, convins fiind c acuzatul i ascunde adevrul, era indicat s ordone torturarea moderat a acuzatului, fr vrsare de snge...

42 Gh. Boto, op cit, p. 189. 43 T. Pop, op .cit, pp. 70-72. 44 B. Bennassor, Inchiziia spaniol secolele XV-XIX, Editura Politic, Bucureti 1983, p. 91.

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Tortura trebuie administrat foarte lent i cu moderaie n funcie de gravitatea delictului, iar calul nu trebuie s sperie pe torturai, nici s-i amenine i nu trebuie s vorbeasc cu ei45.

Cu siguran c aceste idei emanate de juriti ai epocii erau numai pe hrtie, n realitate ntmplndu-se ca tortura s fie mult mai dur i aplicat far pic de mila celor vinovai sau suspecti de vin. O edin de tortur dura ndeobte un sfert de ceas, dar un set complet de suplicii se putea prelungi timp de 15 zile. n 1436 Martha Dressler din Berna era arestat i supus torturilor timp de dou luni de zile. Peste alte dou sptmni ea era ars pe rug ca vrjitoare mpreun cu alte cinci persoane: o femeie, dou fetie i un bieandru de 14 ani, considerai c au fost complici n mravele sale fapte46. Se fcea distincie ntre tortura aplicat martorilor i cea aplicat nvinuitului, martorul putnd oricnd s treac oricnd ca nvinuit.47

Dintre zecile de procedee de torturare folosite de tribunalele inchizitorii att laice ct i ecleziastice unul dintre ele este constituit de ctre supliciul apei. In cazul acestei torturi, gdele introducea un corn de vit care servete drept plnie n gtul prizonierului, n vreme ce cellalt asistent i strngea nrile ntre dou degete. La fel de tacticos, clul toarn n corn doi litri de ap: coninutul primeia din cele patru oale pe care le comport supliciul ordinar. Dac omul se ncpneaz s-i dovedeasc nevinovia celor opt litri de ap ai supliciului ordinar se adaug cei 16 ai supliciului extraordinar. Apa care ptrunde prin cornul de vit determin o enorm dilatare a stomacului mpiedicnd plmnii s respire i inima s bat.48

Un alt procedeu de tortur era constituit de ctre supliciul ghetei. Se folosea o nclaminte din piele care era nmuiat n ap pentru a fi lrgit. Dup ce i se puneau ghetele, picioarele acuzatorului erau inute deasupra unui foc puternic. Uscndu-se, pergamentul se strngea provocnd dureri insuportabile i frecvente leziuni, dar niciodat moartea. Ulterior ncepnd de la Carol al IX-lea (1560-1574), n Frana se va folosi lemnul. Fiecare picior era prins pn mai sus de genunchi ntre scnduri, apoi picioarele erau strns legate unul de cellalt. Clul vra o pan de lemn ntre scndurile de la mijloc, fornd ptrunderea ei i zdrobind n acest fel picioarele.49

Strappada sau pendula era una dintre cele mai uoare i cele mai folosite tehnici de tortur. Minile victimei erau ntoarse i legate la spate de ncheieturi cu o funie care era trecut prin un scripete fixat de tavan. De picioare i se legau greuti iar clul l pendula, ridicndul pn ce ajungea la tavan iar apoi dndu-i drumul brusc oprindu-l la civa centimetri de sol, pn i se dizlocau braele din umeri.50

O alt modalitate de torturare era tragerea pe roat, procedur de origine german, care a fcut zeci i sute de victime n ntreaga Europ, fiind

45 B. Bennassor, op.cit, p. 91-94. 46 E. Ioniiu, Vntoarea de vrjitoare, n Magazin Istoric, nr 6, 1968, p. 38. 47 D. Cosma, Socrate, Bruno, Gallilei n faa justiiei, Editura Sport-turism, Bucureti 1982, p. 115. 48 A. Florea, op cit. p. 40 49 Ibidem. 50 http://www.shanmonster.com/witch/torture.

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abolit trziu n perioada modern. n cazul acestei torturi condamnatul era ntins pe eafod, cu braele i picioarele deprtate deasupra unor spaii goale. Cu ajutorul unor bare de fier, de form ptrat, clul fractura prin 11 lovituri oasele braelor, antebraelor, coapselor, gambelor i toracelui. Apoi era legat pe o roat de cru fixat orizontal pe un pivot cu minile i picioarele frnte la spate i cu faa la cer. Lng el rmnea pn n ultima clip un confesor a crui misiune era de a culege ultimele mrturii de pe buzele muribundului. Durata agoniei depindea de robusteea condamnatului. Istoria nregistreaz i supravieuiri de peste 20 ore. n aceste condiii vinovatul sfrea prin trangulare sau prin ardere pe rug.51

De asemenea n torturarea inculpailor se foloseau anumite instrumente, special fcute pentru a smulge mrturisirile acestora. Pentru persoane vinovate de adulter, crim, magie, erezie sau alte acte libidinoase se foloseau cleti reci sau nroii n foc pentru smulgerea snilor femeilor sau a testiculelor brbailor care nu doreau s-i recunoasc vina.52

Garrota (un alt instrument de tortur) se folosea la omorrea rapid a persoanelor condamnate la arderea pe rug pentru a le suprima din suferina arderii de vii. Dac la nceput clii se foloseau de o funie pentru trangularea condamnailor, apoi s-a folosit un instrument special pentru acest lucru numit garrot. Acesta consta ntr-un stlp din lemn la care era ataat un inel din fier ce prindea gtul vinovatului, iar prin nfiletarea unui urub metalic cu captul ascuit, i se strpungea gtul provocndu-i o moarte ngrozitoare.53

Para era denumirea unui obiect de tortur ce se folosea pentru mutilarea rectului, vaginului sau a gurii i consta n deschiderea la maxim a prilor acesteia prin rsucirea unui urub interior. Colii ascuii aflai la captul fiecrei pri strpungeau gtul sau intestinele celui torturat. De cele mai multe ori folosirea ei provoca rni grave care duceau la moartea inculpatului.54

Presarea era o tehnic de tortur constnd n aezarea peste culpabil a unui panou pe care se puneau greuti apsndu-l i provocndu-i dureri ngrozitoare. Acest procedeu de torturare s-a folosit ncepnd cu secolul al XIV-lea gsindu-i apogeul n timpul lui Henric al IV-lea. n Anglia aceasta a fost abolit abia n 1772.55

Zdrobitorul de degete se aplica pentru a obine mrturisiri. n Austria oricine comitea vreo crim sau alt ticloie i nu-i recunotea vina de bun voie era supus la aceast metod de torturare. Consta n prinderea i strngerea degetelor ntr-o menghin cu nituri pe prile interioare ce se nchidea treptat prin nurubare.56

Un medic asista uneori, pe cei torturai i le supraveghea rezistena. La scen mai trebuia s mai asiste cel puin un inchizitor, n cazul unui proces judecat de ctre Inchiziie, nsoit de un martor gata s consemneze i atent s

51 A. Florea, op cit. p. 41. 52 http://www.shanmonster.com/witch/torture/rippers.html. 53http://www.shanmonster.com/witch/torture/garrot.html 54 http://www.shanmonster.com/witch/torture/pear.html 55 http://www.shanmonster.com/witch/torture/press.html 56 http://www.shanmonster.com/witch/torture/thumb.html

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transcrie mrturiile interogatoriului.57 Dup torturare i smulgerea mrturisirii, judectorul tribunalului se pronuna asupra sentinei. Pe ct de aspre erau torturile pe att de aspre erau i pedepsele aplicate n funcie de infraciunile pentru care erau acuzai i n funcie de persoana cruia i se aplica pedeapsa. Pedepsele aplicate n evul mediu persoanelor au fost cel mai adesea crude i lipsite de umanitate.

Desigur c acestea sunt doar cteva din metodele de torturare folosite de tribunalele laice sau de inchizitori pentru a dovedi vinoviile celor acuzai. n alte cazuri tortura era mult mai aspr i se aplica inclusiv femeilor sau copiilor suspectai de a fi eretici sau de a fi avut ndrzneala s insulte pe vreun nobil. Prin aceste procedee de turtur tribunalele medievale de judecat n-au fcut dect s lase un gust amar tuturor celor care au asistat la asemenea scene, sau s provoace team celor ce urmau s fie supui unor asemenea tratamente. De multe ori cei torturai nu purtau nici cea mai mic vin asupra lor, ei cznd practic victime unor comploturi, prrea lui ca fiind vinovat de anumite delicte - de ctre un vecin, chiar i de ctre unul din membrii familiei, sau pur i simplu a unei mrturii mincinoase din partea unui martor. Inchizitorii se foloseau i ei de tortur pentru a obine marturii culpabile de erezie, vrjitorism sau alte delicte condamnabile de ctre ei, chiar dac aa-ziii eretici n unele cazuri nu purtau nici o vin. Oricum chinurile torturii fceau s mrturiseasc vini nchipuite sau sugerate de ctre judectori, n acest fel, tribunalul putnd da sentina ateptat. De cele mai multe ori pronunarea sentinei nu ducea dect la moarte. n cazul n care vinovaii scpau cu via din chinurile torturii, soarta lor lua sfrit n funia treangului sau legai de stlpi n centrul rugului cuprins de foc.

De cele mai multe ori scenele de tortur sau execuiile se fceau n public. Excitaia crud i nduioarea grosolan pricinuite de eafod constituiau un element important n hrana spiritual a poporului. Era un spectacol de moral. mpotriva frdelegilor ngrozitoare, justiia nscocea i pedepse ngrozitoare. Adeseori dintre victime erau i fee simandicoase; atunci poporul resimea satisfacia de a vedea strnicia legilor. Stpnirea avea grij s nu lipseasc nimic din ceea ce ar fi putut contribui la impresia produs de spectacol.58

Sortii, fr scpare, arderii pe rug, ereticii nu erau totui condamnai la moarte de nsui tribunalul Inchiziiei, care, ca organ al bisericii catolice, nu se putea ntina cu pronunarea unei pedepse capitale. De aceea, inventiv, Inchiziia a recurs la o formul ce i s-a prut a o pune la adpost de orice neregularitate canonic. Recunoscndu-se neputincios de a mai face ceva pentru mntuirea pctosului, tribunalul Inchiziiei declara c-l abandoneaz pe eretic braului secular pentru a fi pedepsit dup cum merit. Aceast formul era de fapt un ordin adresat autoritilor laice de a proceda promt la arderea inculpatului prin arderea pe rug.59

57 G. Testas, J. Testas, Inchiziia , Editura de Vest, Timioara, 1993,. p. 95. 58 J. Huizinga, Amurgul Evului Mediu, Editura Humanitas, Bucureti 2002, pp. 11-12. 59 D. Cosma, op cit, p.129.

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Chiar dac a fost specific Evului Mediu, procedura de judecat n care se aplica tortura pentru obinerea de mrturii s-a perpetuat i n perioada modern, i chiar mai recent n unele cazuri. Dei tortura a fost abolit cu timpul n diferite ri prin reglementri legislative ale puterii centrale care au interzis-o n mod direct, aceasta va continua s persiste i s se aplice n cadrul instanelor de judecat. Impresionnd prin duritatea i procedeele crude n care era aplicat, tortura n-a putut s stopeze, sau nici mcar s reduc din infraciuni. Acestea s-au comis pe ntreaga perioad ct s-a aplicat tortura cu aceiai intensitate.

ATRIBUIILE INSTITUIEI DOMNIEI N VOIEVODATUL MOLDOVEI

Larisa CIOCOIU

Oneti, Romnia

Keywords: institution, state law, custom land, abuse, restrictions, counselor, judicial office, nobles, chief Chancellery, Moldavia.

Powers of the institutions in Moldavia

Abstract The lord of Moldavia, voievodul was the supreme leader of the state. The lord had many powers that can apparently be unlimited powers, but in reality there were limited. He was the head of the state, the chief of the army and supreme judge. The Moldavian leader had not powers in Church stuff, he could only built new monasterys.

Cu privire la atribuiile domnului au fost scrise numeroase lucrri, toate

evideniind prerile contradictorii ale autorilor sau influenai de anumite personaliti ale vremii susin prerile acestora. Potrivit lui Gh. I. Brtianu n prezent exist trei teorii despre atribuiile i ntinderea puterii domneti. n cteva rnduri voi expune acest teorii.

Cea dinti i cea mai veche, a fost enunat de A. D. Xenopol care susine n modul cel mai categoric faptul c domnii Moldovei stpneau totul fr nici o ngrdire: legal domnul nu era ngrdit prin nimic, n voia domnului sttea tot ce-i trecea prin minte, i nedreptatea cea mai strigtoare la cer putea s ia fiin, de ndat ce domnul voia a o ndeplini... Domnul romn avea deci n vremurile mai vechi ale istoriei noastre, o putere absolut n nelesul cel mai deplin al cuvntului. Despotismul asiatic iat caracterul domniei romne1. Prerea acestui autor se aeaz pe linia unei tradiii mai vechi, ea reproduce n termeni mai concii pe aceea dezvoltat cu aproape dou secole n urm de Dimitrie Cantemir: Nu le lipsea, scrie nvatul domnilor n cartea sa Descriptio Moldaviae, despre naintaii si n scaunul rii, nici o superioritate a puterii supreme cu care se mndresc principii cei mai mari. Afar de Dumnezeu i sabia lor, nu recunoteau pe nimeni superior n ar [...] rzboiul, pacea, viaa, moartea i bunurile tuturor locuitorilor depindeau de voina lor i de toate acestea puteau s dispuie dup voin, pe drept sau pe nedrept, fr s se poat mpotrivi cineva [...]. Toate demnitile civile i militare stau n puterea domnului: le d celor iubii, le ia celor uri de el. n darea acestora nu este pentru principe nici o regul. Dac ar vrea s druiasc unui ran titlul de logoft mare, care e cinstea cea mai mare pe care Moldova o poate da, n-ar ndrzni nimeni s se mpotriveasc fi; dimpotriv, dac ar voi s nlture dintr-o asemenea demnitate pe unul nscut din cea mai nobil familie, acesta

1A.D. Xenopol, Istoria Romnilor din Dacia Traian, vol.II, Editura Tipar-Litografia N. Goldenr, Iai, 1889, p. 161.

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trebuia s se supun de ndat voinei domnitorului su. Tot astfel de putere are domnul nu numai fa de preoii mai mruni, ci i de mitropolit, de episcop, arhimandrii i egumeni, i fa de oricine face parte din tagma boiereasc [...]2.

Cea de-a doua teorie i aparine lui C. C. Giurescu care afirm c puterea domnului n Moldova, departe de a fi absolut, era ngrdit de o parte de aezmintele dreptului nescris (obiceiul pmntului) care corespunde att de deplin i de precis acelui consuetudo terrae, amintit de documentele Evului Mediu apusean, alta de sfatul principalilor demnitari, pe care i consulta n toate mprejurrile nsemnate. El nu era deci un autocrat obinuit s dispuie fr nici o consideraie de persoana i bunurile supuilor si, aa cum s-a afirmat de unii istorici. Separarea puterilor n stat este o idee modern. Epoca pe care o discutm noi n-a cunoscut-o. Nu se fcea atunci o distincie hotrt ntre atribuiile judectoreti i cele executive. Una i aceeai persoan hotra i executa. De aici abuzurile. Nu trebuie ns s ne nchipuim c nu existau i n privina aceasta anumite limite i ngrdiri. Dac nu erau scrise ele erau orale, transmise din generaie n generaie formnd cum se spune la noi - obiceiul pmntului. Iar pentru acest obicei nu se putea trece fr primejdie. Nu e mai puin semnificativ c actele politice importante se ncheie cu Sfatul sau asentimentul boierilor, lucru care se menioneaz n documentele respective3.

A treia teorie aparine lui Nicolae Iorga. Iorga a formulat teza unei domnii autoritare nu n sensul despotismului asiatic, aa cum o vede Xenopol, ci n sensul unei mrginiri a puterilor ei, altfel dect prin propria ei voin i sfer de interese. La nceput Domnul nu a dat nici o interpretare, nici o sporire sau creaiune de drepturi. El nu face n Moldova ca i n ara Romneasc mai veche, dect s confirme sau s mpart daniile. El nu este astfel nici legiuitor, nici amestecat n procese care nu pot s se deschid din cauza condiiilor nc att de tatriarhale ale rilor. El i culege dijma, poruncete cu strjnicie s i se fac slujbele i pzete branitele [...]. De aici rezult ideea rii domnite permanente, a unei domnii care nu se amestec n multiplele domenii ce se deschid doar activitii i investigaiilor aparatului de stat modern dar se arat neprtinitoare i miloas, nelegtoare pentru orice nevoie i miloas numai pentru orice merit: domnia mndr i bun, creia nu i se bate din picior4. Aceste teorii au influenat i prerile altor cercettori, cu ar fi Ion C. Filitti care spune c domnul trebuia s rmn credincios obiceiului pmntului dar n acelai timp inea n minile sale toat puterea. n concluzie, rosturile domniei nu pot fi deplin limpezite dac nu inem seam de influenele venite din exterior5. Analiznd aceste cteva teorii considerm c domnia a fost una autoritar dar nu una despotic asiatic cum l numea A. D. Xenopol.

Domnul romn a motenit autoritatea militar i politic a vechilor voievozi din perioada prestatal. Pe lng acest autoritate domnii au motenit

2 D. Cantemir, Descrierea Moldovei, Editura Academiei Romne, Bucureti, 1995, pp. 36-38. 3 Gh. I. Brtianu, Sfatul Domnesc i Adunarea Strilor n Principatele Romne, Editura Enciclopedic, Bucureti, 1995, p. 13. 4 Ibidem, p. 15. 5 Ibidem, p. 19.

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ns i ideea autoritii imperiale venit din Imperiul Roman Trziu, prin motenitorul acestuia Imperiul Bizantin unde din secolul al VI-lea mpratul se numea att imperator (deintorul puterii militare) ct i dominus, cu sensul de autocrat, adic a tot stpnitor, nelegat de nimeni dect de Dumnezeu. Aceast motenire conceptual romano-bizantin confer domnului romn putere intern nelimitat, autocrat dar aceast putere se modifesta doar n interior i nu ndeplinea i calitatea de stpnitor peste alte neamuri. Limitarea autoritii imperiale a domnului romn doar la spaiul etnico-sta